martedì 1 maggio 2012







Credo di essere impazzita, ultimamente.
A volte sento il mio cervello(o forse il mio cuore, questo non l'ho ancora capito bene) che mi ordina, mi implora più che altro, supplichevole e minaccioso allo stesso tempo,di impugnare una penna, strappare un foglio di carta bianco dai tanti quaderni e scriverci sopra le prime quattro parole che mi passano per la mente.
Allora mi prendo un attimo, respiro e mi osservo curiosa le dita: stanno ferme, quasi immobili e più che di carne, sembrano fatte di pietra e cemento. Un cemento duro, di quelli a presa rapida, che si fissano subito, e in fatti rimangono immobili, indifferenti ed insensibili difronte a quella richiesta di aiuto quasi straziante.
Sembrano quasi crudeli, ma sono solamente dei burattini ... qui sono io il burattinaio che muove i fili delle sue marionette.
E decido deliberatamente di lasciare i fili trasparenti completamente tesi, e non afferro nessuna penna, non strappo nessun foglio, non accendo il computer, non apro uno dei tanti lavori lasciati a marcire ormai da mesi, semplicemente ignoro qualsiasi preghiera, mi giro e me ne vado.
Eppure il bisogno è così forte, a volte, che riesco a cavare fuori qualcosa da questa testa ormai chiusa e assopita: qualche riga, niente di più, un capitolo forse, non più lungo di una pagina;  sono questi i giorni in cui capisco che il mio organismo ne ha bisogno, che le parole sono come acqua che deve scorrere lungo la gola e che se non scrivo potrei lasciarmi andare talmente tanto da non riconoscere più chi sono e cosa amo fare.
Chi sarei io se non riuscissi più a scrivere? Se la mia unica passione si scomponesse e sparisse completamente dal mio cuore, io cosa sarei? Un corpo vuoto, senza un cuore, senza un'anima. Un semplice involucro scaduto, da gettare, che non ha più senso conservare.


-L.

Nessun commento:

Posta un commento